Interiorità, un valore in crisi (5)
San Paolo che aveva parlato del Cristo che abita per fede nei nostri cuori (cf Efesini 3, 17) conosceva bene il filosofo Plotino e le differenze tra il paganesimo e il cristianesimo. Per Plotino il rientrare in sé stessi è un processo di ascesa verso l’unità. Somiglia al movimento dei raggi che, procedendo dalla circonferenza verso il centro, si raccolgono via via e convergono. Ma cosa si trova al centro, per questa via? Un semplice punto, omogeneo con il resto, cioè l’Uno.
Cosa si trova invece per san Paolo e sant’Agostino arrivati al centro, al cuore? Non un punto o un’impersonale unità, ma una persona un «tu»: Gesù Cristo. Dall’interiorità pagana a quella cristiana il salto è infinito. Quest’ultima è stata definita giustamente una «interiorità oggettiva». L’uomo rientrando in sé non trova solo sé stesso, il suo io, ma trova l’Altro per eccellenza che è Dio. L’interiorità cristiana non è una forma di soggettivismo, ma è il rimedio al soggettivismo.
E la festa che più dice questo salto è la Pasqua: essa è il passaggio da fuori a dentro di sé. Certo la Pasqua vera e ultima non consiste nel rientrare in sé stessi, ma nell’uscire da se stessi; non nel trovarsi ma nel perdersi, nel rinnegarsi. Giunto al termine del suo Itinerario dell’anima a Dio, san Bonaventura affermava che la nostra mente deve passare oltre, non solo da questo mondo visibile, ma anche da se stessa; e Cristo è la via e la porta, la scala e il veicolo. Ma bisogna pure rientrare in se stessi per trascendere se stessi. Lo stesso san Bonaventura lo illustra con l’esempio del tempio di Salomone. Per entrare nel «Santo dei Santi», bisognava varcare prima la soglia esterna del tempio ed entrare nel «Santo». Solo da qui infatti, cioè dall’interno, si poteva accedere al Santo dei Santi, al cospetto di Dio. Solo al termine di questo cammino si celebra la vera Pasqua morale o mistica. Essa ha luogo ‑ dice san Bonaventura ‑ quando uno, rivolgendosi a Cristo sospeso sulla croce, con fede, speranza e carità, fa con lui la Pasqua, cioè il passaggio, passa il Mar Rosso entra nel deserto, gusta la manna segreta e riposa con Cristo nella tomba morto alle cose esteriori.