Interiorità in crisi (7)
Dissipazione è il nome della malattia mortale che ci insidia tutti. Si finisce per essere come un vestito rovesciato, con l’anima esposta ai quattro venti. In un discorso tenuto ai superiori di un ordine religioso contemplativo, Paolo VI disse: «Oggi siamo in un mondo che sembra alle prese con una febbre che si infiltra perfino nel santuario e nella solitudine. Rumore e frastuono hanno invaso pressoché ogni cosa. Le persone non riescono più a raccogliersi. In preda a mille distrazioni, esse dissipano abitualmente le loro energie dietro le diverse forme della cultura moderna. Giornali, riviste, libri invadono l’intimità delle nostre case e dei nostri cuori. E più difficile di un tempo trovare l’opportunità per quel raccoglimento nel quale l’anima riesce a essere pienamente occupata in Dio». L’esatta antitesi si chiama proprio dissipazione o evasione, cioè il riversarsi all’esterno. Santa Teresa d’Avila ha scritto un’opera intitolata Il castello interiore che è certamente uno dei frutti più maturi della dottrina cristiana dell’interiorità. Ma esiste, ahimè, anche un «castello esteriore» e oggi constatiamo che è possibile essere chiusi anche in questo castello. Chiusi fuori casa, incapaci di rientrarvi. Prigionieri dell’esteriorità! Sant’Agostino descrive così la sua vita prima della conversione: «Tu eri dentro di me ed io stavo fuori e ti cercavo quaggiù, gettandomi deforme, sopra queste forme di bellezza che sono creature tue. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che non esisterebbero neppure se non fosse per te che le fai esistere» (Confessioni X, 27). Quanti dovrebbero ripetere questa amara confessione: Tu eri dentro di me, ma io ero fuori!
Vi sono alcuni che sognano la solitudine, ma la sognano soltanto. La amano, purché resti nel sogno e non si traduca mai nella realtà. Nella realtà, rifuggono da essa, ne hanno paura. La scomparsa del silenzio è un sintomo grave. O si ritrova un clima e dei tempi di silenzio e d’interiorità o è lo svuotamento spirituale progressivo e totale. Gesù chiama l’inferno «le tenebre esteriori» (cf Mt 8, 12) e questa designazione è altamente significativa.