Dio chiama anche i piccoli alla fede?
Tutti i bambini vengono da Dio, tutti sono amati dal Padre, sono redenti dal sangue del Figlio suo, Gesù, e a Dio ritorneranno. Nella sacra Scrittura si legge: “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza” (Salmo 8,3). Infatti, nei bambini esiste la capacità di comunicare con Dio e di desiderarlo. Ogni uomo che nasce sulla terra è stato creato per conoscere Dio-Padre, diventare, per il dono dello Spirito, suo figlio e fratello di Gesù, amarlo in questa vita e godere della sua presenza per l’eternità. Il Signore chiama tutti a partecipare alla sua vita divina, quando vuole e per le vie che lui stesso sceglie. Chiama anche i piccoli secondo un suo misterioso progetto di amore prima ancora che essi siano in grado di cercarlo.
Come aiutare i bambini ad ascoltare Dio?
I genitori sono i primi a poter offrire ai figli fin da piccoli la possibilità di cercare Dio e di conoscere la via che conduce a lui. Questo compito si presenta subito impegnativo. Molti genitori si intimoriscono di fronte ai propri limiti e carenze. E un atto di umiltà che manifesta saggezza, ma non deve degenerare nella sfiducia.
Come educare alla fede?
Dio dona le grazie necessarie all’adempimento del servizio autorevole dei genitori. A ogni educatore chiede di discernere quali siano i suoi disegni e le attese dei bambini per rendersi interprete presso di loro del suo messaggio di salvezza.
La vita dei genitori è la prima via che apre all’incontro con Dio
Una persona ama l’altra quando riesce a dirle: la tua vita è la mia vita, quando si muove verso l’altra con premura e solidarietà. I bambini hanno una prima intuizione di un rapporto d’amore quando in casa vedono la tenerezza, la premura che la mamma e il papà hanno tra loro e verso i figli, i piccoli favori che si scambiano le persone, l’attenzione di chi ogni giorno si prende cura di loro pur non essendo genitore, l’accoglienza e l’ospitalità che quelli di casa hanno per le altre persone. A questa multiforme presenza d’amore i bambini, ancora incapaci di parola, sembrano rispondere solo col silenzio. Essi invece sono già sulla strada che Dio stesso percorre e lo incontrano così.
L’ambiente di casa favorisce o condiziona l’educazione religiosa?
I bambini vivono con le persone, tra le persone, ma non entrano in rapporto soltanto con esse. Vivono in un ambiente domestico, respirano un clima di casa costituito da quell’insieme di piccole e grandi cose, che sono i muri, gli oggetti, i giocattoli, le parole, i gesti, i suoni e i silenzi, in mezzo ai quali si muovono. L’ambiente di casa che circonda il bambino può favorire o impedire o distorcere lo sviluppo delle prime esperienze religiose. L’ambiente familiare favorisce l’incontro dei bambini con Dio quando i genitori, oltre a insegnare ai bambini a pronunciare il nome di Gesù e a pregare, riconoscono nei fatti e negli atteggiamenti che i bambini appartengono anzitutto a Dio. Dio Padre chiama i genitori a collaborare con lui; a loro chiede conto di questi bambini che ha loro affidato come figli perché li custodiscano nell’amore. L’ambiente impedisce l’incontro con Dio quando persone e cose si impadroniscono dei bambini e li rinchiudono in una rete di sentimenti, di sensazioni e di interessi materiali che ne bloccano lo sviluppo armonico. Allora i bambini crescono non più liberi nel cuore di dire sì a ciò che Dio chiederà loro.
Si può educare alla libertà e all’amore?
I bambini sono sulla via della fede quando giorno dopo giorno, in libertà, imparano a gioire e a vivere del legame d’amore con Dio e con le persone. I primi stupori e i primi sentimenti di ammirazione di fronte alla natura, agli esseri viventi, alle persone sono già i primi segni della presenza divina in loro. Può anche darsi che ciò a cui noi diamo molta importanza religiosa sia per loro soltanto oggetto di curiosità; mentre ciò che per noi è cosa profana, per loro invece sia l’occasione favorevole per intuire la presenza nascosta di Dio. Il rispetto dei sentimenti dei bambini è una delle condizioni per educare alla fede.
Come si ha la fede?
I credenti, sulla testimonianza della Parola di Dio, riconoscono che la fede, nella loro vita, è dono di Dio. Egli per primo prende l’iniziativa verso gli uomini e si manifesta per stabilire con loro un patto di amore, un’alleanza indissolubile. Dio precede sempre. Prima ancora che gli uomini sappiano amarlo, il Padre li ama e li chiama a diventare suoi figli, fratelli di Gesù, dimora dello Spirito Santo.
Dio ha un Progetto sui nostri figli?
Il progetto del Padre da sempre, prima che il mondo fosse, e si realizza gradualmente nella storia viene rivelato e portato a compimento da Gesù. Chi riceve il Battesimo partecipa alla Pasqua di Cristo: con lui è sepolto nella morte e con lui risuscitato. Nel sacramento del Battesimo passiamo dalla morte del peccato alla vita nuova. Gesù ha parlato di questa necessità di ritornare a nascere nel colloquio con Nicodemo. Quest’uomo è andato da lui di notte per interrogarlo. È stato un colloquio illuminante; è raccontato da Giovanni nel suo Vangelo: “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Gli disse Nicodemo: “Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può torse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”. Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito” (Giovanni 3,3-6).
Come inizia il cammino di vita cristiana?
Il Battesimo introduce gli uomini nella famiglia di Dio e li unisce gli uni gli altri con un vincolo misterioso, ma reale, che fa di loro un popolo. È il popolo di Dio, la Chiesa. Per questa certezza, fin dai primi secoli, nella Chiesa si è sentito il bisogno di non privare i bambini di questo segno efficace dell’amore, preveniente del Padre. Così in Dio viene offerta ad ogni bambino una paternità e, nella Chiesa, una famiglia. Di questo amore il Battesimo dei bambini è un segno efficace. Questo amore non conosce confini: ad esso la Chiesa affida anche i bambini non battezzati.
Perché Battezzare i nostri figli?
Dal giorno della Pentecoste la Chiesa ha celebrato e amministrato il santo Battesimo. Infatti san Pietro, alla folla sconvolta dalla sua predicazione, dichiara: “Pentitevi, e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo” (At 2,38). Gli Apostoli e i loro collaboratori offrono il Battesimo a chiunque crede in Gesù. I battezzati si sono “rivestiti di Cristo” (Gal 3,27). Mediante l’azione dello Spirito Santo, il Battesimo è un lavacro che purifica, santifica e giustifica [Cf 1Cor 6,11; 1Cor 12,13 ].
Come viene celebrato il sacramento del Battesimo?
Il Battesimo non è mai un atto privato, né un atto magico. Si celebra in una Comunità cristiana che richiede da te un cammino di fede autentico e sincero. I bambini hanno bisogno di sviluppare il germe della fede che è stato piantato nel loro cuore. Solo i genitori, assieme alla comunità cristiana, possono aiutare a maturare la fede.