L’Ascensione ci insegna l’arte della testimonianza.
I discepoli sono ritornati in Galilea, su quel monte che conoscevano bene. “Quando lo videro, si prostrarono” (Matteo 28,16-20). Gesù lascia la terra con un bilancio apparentemente fallimentare: Giuda lo ha tradito; gli Undici sono impauriti e confusi; un piccolo nucleo di donne sono più coraggiose e fedeli. Lo hanno seguito per tre anni sulle strade della Palestina, non hanno capito molto, ma lo hanno amato molto. Questa è la sola garanzia di cui Gesù ha bisogno, che i suoi discepoli lo amino molto. Ora può tornare al Padre, rassicurato di essere amato, anche se non del tutto capito. Adesso, sa che nessuno di quegli uomini e di quelle donne lo dimenticherà.
“Essi però dubitarono…”. Gesù compie un atto di enorme fiducia in persone che dubitano ancora. Non rimane ancora un po’ per spiegare meglio il suo messaggio, per chiarire i punti oscuri; ma affida il suo messaggio a gente che dubita ancora; sì, non esiste fede vera senza dubbi. Gesù lo sa, ognuno deve camminare con le sue gambe e approfondire la sua relazione con Cristo. Gesù affida il mondo che ha “sognato” alla fragilità degli Undici, e non all’intelligenza dei primi della classe; affida la Verità a uomini e donne pieni di dubbi, chiama gli apostoli impauriti ad andare fino agli estremi confini della terra. Egli ha fede in noi, più di quanto noi abbiamo fede salda in lui.
“A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra… Andate dunque”: sono io quello che vive in voi e vi spinge, vi manda, vi sostiene. “Fate discepoli tutti i popoli…” per contagio, per testimonianza; quasi una pandemia di fede in Gesù, di vita nello spirito, di amore versato. “Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Sì, Gesù è con noi, sempre; non siamo mai soli.
Questa è la festa dell’Ascensione: Gesù non è andato lontano, in qualche angolo del Cielo, ma è ritornato al Padre, e si è fatto più vicino di prima. Se prima era insieme con i discepoli sulla terra, ora sarà dentro di loro, per sempre. Non è andato al di là delle nubi, ma al di là delle apparenze, per entrare nei cuori e nella storia, attraverso una “pandemia della testimonianza cristiana”. dD