RIFLESSIONE DEL PARROCO

Non cancelliamo la memoria del male.

Di recente, il Papa ha sottolineato che l’egoismo, la rabbia e la cattiveria «preparano terreni fertili ai particolarismi e ai populismi». Ha denunciato le «barbare recrudescenze di antisemitismo» a pochi giorni dal 75esimo anniversario della liberazione di Auschwitz (27 gennaio). Si è detto preoccupato per «l’aumento, in tante parti del mondo, di un’indifferenza egoista, per cui interessa solo quello che fa comodo a sé stessi. Così si preparano terreni fertili ai particolarismi e ai populismi, che vediamo attorno a noi. Su questi terreni cresce rapido l’odio. Ancora recentemente abbiamo assistito a barbare recrudescenze di antisemitismo. Non mi stanco di condannare fermamente ogni forma di antisemitismo». «Per affrontare il problema alla radice – ha detto Papa Francesco – dobbiamo però impegnarci anche a dissodare il terreno su cui cresce l’odio, seminandovi pace. È infatti attraverso l’integrazione, la ricerca e la comprensione dell’altro che tuteliamo maggiormente noi stessi. Perciò è urgente reintegrare chi è emarginato, tendere la mano a chi è lontano, sostenere chi è scartato perché non ha mezzi e denaro, aiutare chi è vittima di intolleranza e discriminazione».
Papa Francesco, ha invitato a «mantenere viva la memoria dell’Olocausto». «Il consumismo odierno è anche verbale: quante parole inutili, quanto tempo sprecato a contestare e accusare, quante offese urlate, senza curarsi di quel che si dice. Il silenzio, invece, aiuta a custodire la memoria. Se perdiamo la memoria, annientiamo il futuro. L’anniversario dell’indicibile crudeltà che l’umanità scoprì settantacinque anni fa sia un richiamo a fermarci, a stare in silenzio e fare memoria. Se non lo facciamo noi, che crediamo in Colui che, dall’alto dei cieli, si è ricordato di noi e ha preso a cuore le nostre debolezze, chi lo farà?
Accogliamo l’invito del Papa, ricordiamoci del passato e prendiamo a cuore le condizioni di chi soffre: così coltiveremo il terreno della fraternità. Siamo nel 2020 e antisemitismo e fanatismo sono ancora presenti nel cuore delle nostre democrazie. Saremmo negligenti se non esprimessimo la nostra solidarietà a tutte le persone e le comunità, che nelle varie parti del mondo sono oggi in pericolo. Compresi i tanti cristiani perseguitati per la loro fede. dD

RIFLESSIONE DEL PARROCO

DOMENICA DELLA PAROLA DI DIO. Sarà celebrata la III Domenica del Tempo Ordinario, domenica 26 gennaio. Con la Lettera apostolica “Aperuit illis” il Papa ha istituito la Domenica della Parola di Dio. Il titolo prende le mosse da un versetto del Vangelo di san Luca: “Aprì loro la mente per comprendere le Scritture” (Lc 24,45) mentre la decisione di far nascere un appuntamento apposito, scrive Papa Francesco, vuole rispondere alle tante richieste in tal senso maturate dopo il Giubileo straordinario della misericordia.
Il Pontefice stesso aveva invitato a pensare a una «domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo». Si dirà che in ogni celebrazione domenicale ascoltiamo la Parola ed è vero. Tuttavia nelle intenzioni del Papa dedicarvi un momento apposito, magari accompagnato da gesti particolarmente significativi, vuol essere l’occasione per evidenziare la centralità della Scrittura nella vita del cristiano e della Chiesa. Vuole invitare chi le frequenta poco a leggere e pregare di più le Scritture, sottolinea la necessità di trasformare la conoscenza in vita, chiama i sacerdoti a farne risaltare la ricchezza nelle omelie. Partendo dalla consapevolezza, che come dice san Girolamo: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”.      dD

 

RIFLESSIONE DEL PARROCO

DOMENICA DELLA PAROLA DI DIO. Sarà celebrata la III Domenica del Tempo Ordinario, domenica 26 gennaio. Con la Lettera apostolica “Aperuit illis” il Papa ha istituito la Domenica della Parola di Dio. Il titolo prende le mosse da un versetto del Vangelo di san Luca: “Aprì loro la mente per comprendere le Scritture” (Lc 24,45) mentre la decisione di far nascere un appuntamento apposito, scrive Papa Francesco, vuole rispondere alle tante richieste in tal senso maturate dopo il Giubileo straordinario della misericordia.
Il Pontefice stesso aveva invitato a pensare a una «domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo». Si dirà che in ogni celebrazione domenicale ascoltiamo la Parola ed è vero. Tuttavia nelle intenzioni del Papa dedicarvi un momento apposito, magari accompagnato da gesti particolarmente significativi, vuol essere l’occasione per evidenziare la centralità della Scrittura nella vita del cristiano e della Chiesa. Vuole invitare chi le frequenta poco a leggere e pregare di più le Scritture, sottolinea la necessità di trasformare la conoscenza in vita, chiama i sacerdoti a farne risaltare la ricchezza nelle omelie. Partendo dalla consapevolezza, che come dice san Girolamo: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”.

dD

RIFLESSIONE DEL PARROCO

Al termine delle festività natalizie, desidero esprimere un caloroso ringraziamento a tutte le persone e famiglie, che hanno offerto i fiori per gli addobbi delle nostre chiese rendendole solenni; ai sagrestani e alle persone che le hanno pulite e addobbate; ai chierichetti; ai coristi, maestri strumentisti e lettori, che hanno prestato servizio nelle liturgie; a coloro che hanno creato con fantasia i bei presepi nelle nostre chiese o nelle piazze dei nostri paesi; alle Pro Loco che hanno abbellito e creato iniziative di aggregazione nei nostri paesi; a quanti in qualsiasi modo hanno offerto denaro, cibo per la canonica, per i sacerdoti o per i poveri. Il Signore ricompensi tutti e benedica tutti. Buon anno nuovo a tutti.   dD

 

 

RIFLESSIONE DEL PARROCO

Sante Feste 2019-2020

In questa celebrazione cristiana del Natale del Signore Gesù Cristo, possiate sperimentare la grazia del Suo amore gratuito e totale.
Egli, che ci ama e ci salva, si è fatto uomo per noi nascendo dalla Vergine Maria, e si dona a noi nella sua morte e risurrezione. Accogliamo questo dono rigenerante e diffondiamo la Sua pace anche nell’anno nuovo che ci è dato la grazia di incominciare.

Sac. Dino Bressan

RIFLESSIONE DEL PARROCO

Il Papa San Paolo VI, durante l’Angelus del 21 dicembre del 1969, diede per la prima volta, la benedizione alle statuette del Bambino Gesù e ai presepi: “Ci si riscalda al presepio, come ad un focolare di amore buono e puro, e ci si sente un po’ illuminati su tutti i problemi di questa nostra misteriosa avventura, che è la nostra vita nel tempo, sulla terra. È una bella cosa il presepio, non è vero, figliuoli? Non è vero, voi uomini, che ci rappresentate il mondo del lavoro? Sì, è una bella cosa; e per questo benediremo subito, dalla nostra finestra, le vostre statuette del Bambino Gesù, e poi verremo, giù nella Piazza, a benedire il Presepio” (PAOLO VI, Angelus, 21 dicembre 1969).
Da allora, anche i suoi successori e i parroci, nella terza domenica di Avvento, hanno continuato l’uso di impartire la benedizione su queste immagini sacre che le famiglie e i più piccoli portano in piazza. Lo faremo anche quest’anno domenica 15 dicembre, durante la S. Messa delle ore 10.00 a Variano. dD

RIFLESSIONE DEL PARROCO

S.E. MONS. PIETRO BROLLO È SALITO AL CIELO

Il nostro Arcivescovo emerito della Diocesi di Udine è spirato giovedì 4 al mattino. I funerali sono stati celebrati sabato 7 dicembre alle 14.30 in Cattedrale a Udine, dove la salma ora riposa nella Cripta delle tombe degli arcivescovi.
Perdere un vescovo; perdere un Padre.
Il vescovo di una diocesi non è un funzionario amministrativo, semmai è il padre nella fede di una Comunità diocesana. Perderlo, significa perdere un padre che ti ha guidato nella fede, nella speranza e nella carità; ti ha aiutato ad essere una Chiesa unita e in cammino; e nel mio caso, è un padre che ti ha affidato il suo Seminario perché tu formassi i suoi preti. Anche se mons. Pietro Brollo era “emerito”, cioè non era più direttamente la guida della nostra Arcidiocesi, per noi resta sempre un padre.
La morte di questo uomo amabile e amato, non è una sconfitta della vita. Al contrario, ne è la pienezza. La sua morte è una vittoria, perché chi muore in Cristo Gesù partecipa di tutta la sua opera di redenzione. Essa, in senso definitivo, è esperienza di risurrezione. Mons. Brollo ha preso sul serio l’invito di Gesù nel tempo dell’Avvento: “Vieni Signore Gesù”. E Gesù è venuto, lo ha caricato sulle sue spalle, ed ora lo abbraccia nella pace eterna.  dD

RIFLESSIONE DEL PARROCO

Inizia domenica 1 dicembre 2019 l’Avvento, il tempo forte dell’Anno liturgico che prepara al Natale. La prima domenica di Avvento apre il nuovo Anno liturgico. Quattro sono le domeniche di Avvento nel rito romano, mentre nel rito ambrosiano sono sei e infatti l’Avvento è già cominciato domenica 17 novembre.
Si tratta di un tempo che invita ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Gesù. In queste quattro settimane siamo chiamati a uscire da un modo di vivere rassegnato e abitudinario, e ad uscire alimentando speranze, alimentando sogni per un futuro nuovo.
L’Avvento inizia con i primi Vespri della prima domenica di Avvento e termina prima dei primi Vespri di Natale. Il colore dei paramenti liturgici indossati dal sacerdote è il viola. Nella celebrazione eucaristica non viene recitato il Gloriain maniera che esso risuoni più vivo nella Messa della notte per la Natività del Signore. Quest’anno la seconda domenica di Avvento coincide con la solennità dell’Immacolata Concezione l’8 dicembre.
Il termine Avvento deriva dalla parola “venuta”, in latino adventus, vocabolo che si può tradurre con “presenza”, “arrivo”, “venuta”. Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’imperatore in una provincia. Ma poteva indicare anche la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza, o che viene celebrata presente nel culto.
I cristiani adottarono la parola Avvento per esprimere la loro relazione con Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera “provincia” denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui. Con la parola adventus si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli. Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi.

 

RIFLESSIONE DEL PARROCO

DOMENICA 24 NOVEMBRE, «GIORNATA DEL SEMINARIO»

Sono 34 i giovani che nel Seminario interdiocesano di Castellerio si stanno preparando al sacerdozio, in un momento, per altro, molto importante nella vita della Chiesa friulana. La «Giornata del Seminario» – che si celebra domenica 24 novembre – vuole essere un momento corale di preghiera per accompagnare questo importante percorso. «I giovani seminaristi – spiega il rettore, don Loris Della Pietra – sentono il bisogno della vicinanza di tutta la comunità diocesana e ne attendono l’incoraggiamento. La Giornata del Seminario, oltre ad essere momento di preghiera e di offerta, diventa occasione per ravvivare l’attenzione a questa componente preziosa della vita delle nostre Chiese per sentire il cammino di questi giovani come dono e responsabilità di tutti».
«Siamo tutti chiamati – prosegue il rettore – ad operare con la preghiera, l’esempio e il consiglio perché in questi giovani non venga dimenticato il “primo amore” sotto la coltre delle fatiche pastorali e degli interessi di parte. Ed è quanto mai importante pregare per loro affinché non fuggano dalla storia, dalla vita, dalle persone e dalle loro domande, lasciando da parte la pretesa di dare risposte preconfezionate, facendo strada con loro e annunciando la speranza che non può morire, donandosi senza calcoli e con passione.»

RIFLESSIONE DEL PARROCO

Siamo peccatori sulla strada della santità…”
(seguito)

Per questo gli Atti degli Apostoli insistono nel ricordare che i primi cristiani si distinguevano per il fatto di avere un cuore solo e un’anima sola. E pure l’apostolo Paolo esortava le sue comunità ad essere “un solo corpo”.
L’esperienza, tuttavia, ci racconta anche di tanti i peccati “contro l’unità della Chiesa”. Non solo i grandi scismi, ma anche piccole e comuni mancanze nelle nostre comunità. “Peccati parrocchiali”, li definisce Papa Francesco. “A volte – osserva infatti – le nostre parrocchie, chiamate ad essere luoghi di condivisione e di comunione, sono tristemente segnate da invidie, gelosie, antipatie…”. Perché “questo è umano, sì, ma non è cristiano!”; succede, cioè, “quando puntiamo ai primi posti; quando mettiamo al centro noi stessi, con le nostre ambizioni personali e i nostri modi di vedere le cose, e giudichiamo gli altri; quando guardiamo ai difetti dei fratelli, invece che alle loro doti; quando diamo più peso a quello che ci divide, invece che a quello che ci accomuna…”. Come nel passato, anche adesso siamo divisi e, pertanto, dobbiamo chiedere l’unità che è quella che Gesù vuole e per cui ha pregato.
Il primo passo è un esame di coscienza: in una comunità cristiana, la divisione è uno dei peccati più gravi, che la rende segno dell’opera del diavolo, colui che separa, che rovina i rapporti, che insinua pregiudizi. Dio, invece, vuole che cresciamo nella capacità di accoglierci, di perdonarci, per assomigliare sempre di più a Lui che è comunione e amore. Allora, impariamo a chiedere perdono per le volte in cui siamo stati occasione di divisione o di incomprensione all’interno delle nostre comunità, ben sapendo che non si giunge alla comunione se non attraverso una continua conversione. Signore, donaci la grazia di non sparlare, di non criticare, di volere a tutti bene, per diventare un riflesso sempre più bello del rapporto tra Gesù e il Padre.

dD