INCONTRI PARROCCHIALI

– BASILIANO: Il Parroco, martedì 03 settembre, alle ore 20.30, incontra il Consiglio Pastorale di Collaborazione.

ZONA PASTORALE BASILIANO: Sabato 14 settembre, alle ore 18.30, durante la S. Messa si svolgerà la benedizione dei zainetti.

– ORGNANO: Domenica 15 settembre, alle ore 9.00, Festa dei Lustri di matrimonio. Iscrizioni in canonica a Basiliano oppure in sagrestia da Alida.

– BLESSANO: Domenica 22 settembre 2024, Festa dei lustri di matrimonio e pranzo comunitario. Le iscrizioni si possono fare in canonica a Basiliano, da suor Fabrizia oppure da Caterina Zorzi.

VISSANDONE: FESTA DI SAN MICHELE ARCANGELO. Domenica 29 settembre, alle ore 10.00, S. Messa solenne.

NOTIZIE DALLA DIOCESI

– Domenica 08 settembre, tradizionale pellegrinaggio a Castelmonte. Ore 14.30 partenza da Carraria. Per chi vorrà, c’è la possibilità di aspettare nel piazzale del Santuario.

Lunedì 16 settembre, inizia il percorso delle 10 Parole (ispirato ai 10 comandamenti). Si svolgeranno  ogni lunedì, alle ore 20.30, presso la sala “Pelizzari” (P.zza B.G. da Bissone 12—accanto al Duomo) a Tricesimo. Il percorso è rivolto ai giovani e (non) a partire dai 18 di età. Quello che è certo è che non si tratta di un classico percorso!

INSIEME N°36/2024

S.S. Messe e Celebrazioni
Clicca qui e scarica Foglietto Insieme n° 36/2024

DOMENICA 01 SETTEMBRE: XXII del Tempo Ordinario, verde
A Basiliano: ore 7.30, Canto delle Lodi mattutine.
SS. Messe Festive: ore 9.00, a Orgnano; ore 10.00, a Basagliapenta, Variano e Vissandone; ore 11.15, a Basiliano, Blessano e Villaorba.

LUNEDÌ 02 : Messa della Feria, verde
A Basiliano: ore 7.00, Lodi mattutine; ore 7.30, S. Messa.
S.Messa serale: ore 18.30, a Variano.

MARTEDÌ 03: S. Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa, memoria, bianco
A Basiliano: ore 7.00, Lodi mattutine; ore 7.30, S. Messa.
S.Messa serale: ore 18.30, a Basagliapenta.

MERCOLEDÌ 04: Messa della Feria, verde
A Basiliano: ore 7.00, Lodi mattutine; ore 7.30, S. Messa.
S.Messa serale: ore 18.30, Villaorba.

GIOVEDÌ 05: Messa della Feria, verde
A Basiliano: ore 7.00, Lodi mattutine; ore 7.30, S. Messa.
S.Messa serale: ore 18.30, Vissandone.

VENERDÌ 06: Messa della Feria, verde
A Basiliano: ore 7.00, Lodi mattutine; ore 7.30, S. Messa.
S.Messa serale: ore 18.30, Blessano.

SABATO 07: Messa della Feria, verde
A Basiliano: ore 7.00, Lodi mattutine; ore 7.30, S. Messa.
S.Messe prefestive: ore 17.30, a Orgnano; ore 18.30, a Basiliano.

DOMENICA 08: XXIII del Tempo Ordinario, verde
A Basiliano: ore 7.30, Canto delle Lodi mattutine.
SS. Messe Festive: ore 9.00, a Orgnano; ore 10.00, a Basagliapenta; ore 11.15, a Variano e Villaorba.
BASILIANO: FESTA DEL PERDON DI MARIA. Ore 10.00, S. Messa.
– BLESSANO: FESTIVAL DEL FOLKLORE. Ore 11.15, S. Messa.
– VISSANDONE: ore 19.00, S. Messa alla Grotta di Lourdes (in caso di pioggia, la S. Messa sarà celebrata in Chiesa).

PROSSIME CELEBRAZIONI BATTESIMI

In tutte le parrocchie: Domenica 29 settembre 2024
Incontri di preparazione Genitori al Battesimo:
giovedì 05 settembre; giovedì 12 settembre;
giovedì 19 settembre; giovedì 26 settembre.
(L’ultimo, anche con la presenza dei padrini e delle madrine).
Gli incontri si svolgono nella sala parrocchiale
di Basiliano, dalle 20.00 alle 21.00.
Iscrizioni mediante colloquio con il Parroco.

XVIII DOEMNICA DEL TEMPO ORDINARIO

La scena iniziale del Vangelo, nella liturgia odierna (cfr. Gv 6,24-35), ci presenta alcune barche in movimento verso Cafarnao: la folla sta andando a cercare Gesù. Potremmo pensare che sia una cosa molto buona, eppure il Vangelo ci insegna che non basta cercare Dio, bisogna anche chiedersi il motivo per cui lo si cerca. Infatti, Gesù afferma: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati» (v. 26). La gente, infatti, aveva assistito al prodigio della moltiplicazione dei pani, ma non aveva colto il significato di quel gesto: si era fermata al miracolo esteriore, si era fermata al pane materiale; soltanto li, senza andare oltre, al significato di questo.
Ecco allora una prima domanda che possiamo farci tutti noi: perché cerchiamo il Signore? Quali sono le motivazioni della mia fede, della nostra fede? Abbiamo bisogno di discernere questo, perché tra le tante tentazioni, che noi abbiamo nella vita ce n’è una che potremmo chiamare tentazione idolatrica. È quella che ci spinge a cercare Dio a nostro uso e consumo, per risolvere i problemi, per avere grazie a Lui quello che da soli non riusciamo a ottenere, per interesse. Ma in questo modo la fede rimane superficiale, cerchiamo Dio per sfamarci e poi ci dimentichiamo di Lui quando siamo sazi. Al centro di questa fede immatura non c’è Dio, ci sono i nostri bisogni. È giusto presentare al cuore di Dio le nostre necessità, ma il Signore, che agisce ben oltre le nostre attese, desidera vivere con noi anzitutto una relazione d’amore. E l’amore vero è disinteressato, è gratuito: non si ama per ricevere un favore in cambio! Questo è interesse; e tante volte nella vita noi siamo interessati.
Ci può aiutare una seconda domanda, quella che la folla rivolge a Gesù: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?» (v. 28). È come se la gente, provocata da Gesù, dicesse: «Come fare per purificare la nostra ricerca di Dio? Come passare da una fede magica, che pensa solo ai propri bisogni, alla fede che piace a Dio?». E Gesù indica la strada: risponde che l’opera di Dio è accogliere Colui che il Padre ha mandato, cioè accogliere Lui stesso, Gesù. Non è aggiungere pratiche religiose o osservare speciali precetti; è accogliere Gesù, è accoglierlo nella vita, è vivere una storia d’amore con Gesù. Sarà Lui a purificare la nostra fede. Da soli non siamo in grado. Ma il Signore desidera con noi un rapporto d’amore: prima delle cose che riceviamo, c’è Lui da amare. C’è una relazione con Lui che va oltre le logiche dell’interesse e del calcolo.
Questo vale nei riguardi di Dio, ma vale anche nelle nostre relazioni umane e sociali: quando cerchiamo soprattutto il soddisfacimento dei nostri bisogni, rischiamo di usare le persone e di strumentalizzare le situazioni pei i nostri scopi. Quante volte abbiamo sentito da una persona: «Ma questa usa la gente e poi si dimentica». Usare le persone per il proprio profitto: è brutto questo. E una società che mette al centro gli interessi invece delle persone è una società che non genera vita. L’invito del Vangelo è questo: piuttosto che essere preoccupati soltanto del pane materiale che ci sfama, accogliamo Gesù come il pane della vita e, a partire dalla nostra amicizia con Lui, impariamo ad amarci tra di noi. Con gratuità e senza calcoli. Amore gratuito e senza calcoli, senza usare la gente, con gratuità, con generosità, con magnanimità.

SETTIMANALE DIOCESANO “LA VITA CATTOLICA”

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XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Le due parabole che oggi ci presenta la liturgia si ispirano proprio alla vita ordinaria e rivelano lo sguardo attento di Gesù, che osserva la realtà e, mediante piccole immagini quotidiane, apre delle finestre sul mistero di Dio e sulla vicenda umana. Così, ci insegna che anche le cose di ogni giorno, quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti con distrazione o fatica, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio, cioè hanno un significato. Allora, abbiamo bisogno pure noi di occhi attenti, per saper «cercare e trovare Dio in tutte le cose».
Gesù oggi paragona il Regno di Dio, cioè la sua presenza che abita il cuore delle cose e del mondo, al granello di senape, cioè al seme più piccolo che ci sia. Eppure, gettato in terra, esso cresce fino a diventare l’albero più grande. Così fa Dio. A volte, il frastuono del mondo insieme alle tante attività che riempiono le nostre giornate ci impediscono di fermarci e di scorgere in quale modo il Signore conduce la storia. Eppure Dio è all’opera, al modo di un piccolo seme buono, che silenziosamente e lentamente germoglia. E, piano piano, diventa un albero rigoglioso, che dà vita e ristoro a tutti. Anche il seme delle nostre opere buone può sembrare poca cosa; eppure, tutto ciò che è buono, appartiene a Dio e dunque umilmente, lentamente porta frutto. Il bene cresce sempre in modo umile, in modo nascosto, spesso invisibile.
Con questa parabola Gesù vuole infonderci fiducia. In tante situazioni della vita, infatti, può capitare di scoraggiarci, perché vediamo la debolezza del bene rispetto alla forza apparente del male. E possiamo lasciarci paralizzare dalla sfiducia quando constatiamo che ci siamo impegnati, ma i risultati non arrivano e le cose sembrano non cambiare mai. Il Vangelo ci chiede uno sguardo nuovo su noi stessi e sulla realtà; chiede di avere occhi più grandi, che sanno vedere oltre, specialmente oltre le apparenze, per scoprire la presenza di Dio che come amore umile è sempre all’opera nel terreno della nostra vita e in quello della storia. Coltivare la fiducia di essere nelle mani di Dio e al tempo stesso impegnarci tutti per ricostruire e ricominciare, con pazienza e costanza.
Non dimentichiamo mai che i risultati della semina non dipendono dalle nostre capacità: dipendono dall’azione di Dio. A noi sta seminare, e seminare con amore, con impegno e con pazienza. Ma la forza del seme è divina. Lo spiega Gesù nell’altra parabola odierna: il contadino getta il seme e poi non si rende conto di come porta frutto, perché è il seme stesso a crescere spontaneamente, di giorno, di notte, quando lui meno se lo aspetta (cfr. vv. 26-29). Con Dio anche nei terreni più aridi c’è sempre speranza di germogli nuovi.

 

GIORNATA NAZIONALE DI SENSIBILIZZAZIONE

Domenica 5 maggio 2024
Giornata nazionale di sensibilizzazione
dell’8xmille alla Chiesa Cattolica “Una firma che fa bene

Molti pensano che la Chiesa sia sostenuta dal Vaticano o sia ricca… in verità non è così!
La chiesa dipende totalmente ogni anno dalle offerte della propria comunità, in particolare dai fondi provenienti dall’8xmille. Fondi che negli ultimi anni sono in costante diminuzione a causa del calo delle persone che firmano a favore della Chiesa Cattolica. Pensate che il 45% delle persone che partecipano alle funzioni domenicali non firmano!
Infatti, sono in tanti coloro che non lo fanno perché non sanno che ne hanno la possibilità o perché non sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi (come tanti anziani pensionati della nostra comunità). Pochi sanno che i contribuenti esonerati dall’obbligo di presentazione della dichiarazione possono ugualmente effettuare la scelta per la destinazione dell’8xmille dell’Irpef. È un gesto semplice, che non costa niente, che non toglie nulla dalle tasche di chi lo compie, eppure è tanto prezioso, è “Una firma che fa bene!”.
Non solo, ma è anche “Una firma che fa anche IL BENE“, destinata a sostenere le attività pastorali della chiesa, la carità verso tutte le forme di povertà, la custodia del patrimonio artistico e culturale delle nostre parrocchie. La Chiesa ogni anno finanzia migliaia di progetti in tutta Italia a sostegno delle comunità, come la nostra.
La chiesa ha bisogno di noi oggi più che mai! Perché con la nostra firma potremo continuare ad essere protagonisti nel sostenere i valori e l’attività della Chiesa Cattolica in Italia.
Con la nostra firma permetteremo alla Chiesa di fare migliaia di gesti d’amore.
Ricordiamoci di firmare e far firmare: quest’anno sarà possibile farlo fino al 15 ottobre. Impegniamoci – davvero tutti — in prima persona a far firmare per l’8xmille alla Chiesa Cattolica. Ricordiamolo ai nostri familiari, amici, conoscenti, membri delle associazioni o dei movimenti e a tutti coloro che riconoscono l’attività della nostra Chiesa Cattolica.

Grazie infinite!

 

ANDRARE IN GALILEA

Le donne pensavano di trovare la salma da ungere, invece hanno trovato una tomba vuota. Erano andate a piangere un morto, invece hanno ascoltato un annuncio di vita. Per questo, dice il Vangelo, quelle donne «erano piene di spavento e di stupore» (Mc 16,8). Stupore: in questo caso è un timore misto a gioia, che sorprende il loro cuore nel vedere la grande pietra del sepolcro rotolata via e dentro un giovane con una veste bianca. È la meraviglia di ascoltare quelle parole: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto» (v. 6). E poi quell’invito: «Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete» (v.7). Ma cosa significa “andare in Galilea”?
Andare in Galilea significa, anzitutto, ricominciare. Per i discepoli è ritornare nel luogo dove per la prima volta il Signore li ha cercati e li ha chiamati a seguirlo. È il luogo del primo incontro e il luogo del primo amore. Malgrado questo fallimento, il Signore risorto si presenta come Colui che, ancora una volta, li precede in Galilea; li precede, cioè sta davanti a loro. Li chiama e li richiama a seguirlo, senza mai stancarsi. In questa Galilea impariamo lo stupore dell’amore infinito del Signore, che traccia sentieri nuovi dentro le strade delle nostre sconfitte. Egli ci precede sempre: nella croce della sofferenza, della de­solazione e della morte, così come nella gloria di una vita che risorge, di una storia che cambia, di una speranza che rinasce.
Andare in Galilea, in secondo luogo, significa percorrere vie nuove. È muoversi nella direzione contraria al sepolcro. Le donne cercano Gesù alla tomba, vanno cioè a fare memoria di ciò che hanno vissuto con Lui e che ora è perduto per sempre. Vanno a rimestare la loro tristezza. È l’immagine di una fede che è diventata commemorazione di un fatto bello ma finito, solo da ricordare.
Ecco il secondo annuncio di Pasqua: la fede non è un repertorio del passato, Gesù non è un personaggio superato. Egli è vivo, qui e ora. Cammina con te ogni giorno, nella situazione che stai vivendo, nella prova che stai at­traversando, nei sogni che ti porti dentro. Apre vie nuove dove ti sembra che non ci siano, ti spinge ad andare controcorrente rispetto al rimpianto e al “già visto”. Anche se tutto ti sembra perduto, per favore apriti con stupore alla sua novità: ti sorprenderà.
Andare in Galilea significa, inoltre, andare ai confini. Perché la Galilea è il luogo più distante: in quella regio­ne composita e variegata abitano quanti sono più lontani dalla purezza rituale di Gerusalemme. Eppure Gesù ha iniziato da lì la sua missione, rivolgendo l’annuncio a chi porta avanti con fatica la vita quotidiana, rivolgendo l’annuncio agli esclusi, ai fragili, ai poveri. Galilea è il luogo della vita quotidiana, sono le strade che per­corriamo ogni giorno, sono gli angoli delle nostre città in cui il Signore ci precede e si rende presente, proprio nella vita di chi ci passa accanto e condivide con noi il tempo, la casa, il lavoro, le fatiche e le speranze. Ci stupiremo di come la grandezza di Dio si svela nella piccolezza, di come la sua bellezza splende nei semplici e nei poveri.
Ecco, allora, il terzo annuncio di Pasqua: Gesù, il Risorto, ci ama senza confini e visita ogni nostra situazione di vita. Egli ha piantato la sua presenza nel cuore del mondo e invita anche noi a superare le barriere, vincere i pregiudizi, avvicinare chi ci sta accanto ogni giorno, per riscoprire la grazia della quotidianità.
Riconosciamolo presente nelle nostre Galilee, nella vita di tutti i giorni. Con Lui, la vita cambierà. Perché oltre tutte le sconfitte, il male e la violenza, oltre ogni sofferenza e oltre la morte, il Risorto vive e il Risorto conduce la storia.             

Papa Francesco

 

 

 

 

DALL’AMMIRAZIONE ALLO STUPORE

Ogni anno questa liturgia suscita in noi un atteggiamento di stupore: passiamo dalla gioia di accogliere Gesù che entra in Gerusalemme al dolore di vederlo condan­nato a morte e crocifisso. È un atteggiamento interiore che ci accompagnerà in tutta la Settimana Santa. Entriamo dunque in questo stupore.
Da subito Gesù ci stupisce. La sua gente lo accoglie con solennità, ma Lui entra a Gerusalemme su un umile puledro. La sua gente attende per Pasqua il liberatore potente, ma Gesù viene per compiere la Pasqua con il suo sacrificio. La sua gente si aspetta di celebrare la vittoria sui romani con la spada, ma Gesù viene a celebrare la vittoria di Dio con la croce. Che cosa accadde a quella gente, che in pochi giorni passò dall’osannare Gesù al gridare «crocifiggilo»? Cosa è successo? Quelle persone seguivano più un’immagine di Messia, che non il Messia. Ammiravano Gesù, ma non erano pronte a lasciarsi stupire da Lui. Lo stupore è diverso dall’ammirazione. L’ammirazione può essere mondana, perché ricerca i propri gusti e le proprie attese; lo stupore, invece, rimane aperto all’altro, alla sua novità. Anche oggi tanti ammirano Gesù: «Ha parlato bene, ha amato e perdonato, il suo esempio ha cambiato la storia…» e così via. Lo ammirano, ma la loro vita non cambia. Perché ammirare Gesù non basta. Occorre seguirlo sulla sua via, lasciarsi mettere in discussione da Lui: passare dall’ammirazione allo stupore.
E che cosa maggiormente stupisce del Signore e della sua Pasqua? Il fatto che Lui giunge alla gloria per la via dell’umiliazione. Egli trionfa accogliendo il dolore e la morte, che noi, succubi dell’ammirazione e del successo, eviteremmo. Gesù invece — ci ha detto san Paolo — «svuotò sé stesso, […] umiliò sé stesso» (Fil 2,7.8). Questo stupisce: vedere l’Onnipotente ridotto a niente. Vedere Lui, la Parola che sa tutto, ammaestrarci in silenzio sulla cattedra della croce. Vedere il re dei re che ha per trono un patibolo. Vedere Lui, la bontà in persona, che viene insultato e calpestato. Perché tutta questa umiliazione? Perché, Signore, ti sei lasciato fare tutto questo?
Lo ha fatto per noi, per toccare fino in fondo la nostra realtà umana, per attraversare tutta la nostra esistenza, tutto il nostro male. Per avvicinarsi a noi e non lasciarci soli nel dolore e nella morte. Per recuperarci, per salvarci. Gesù sale sulla croce per scendere nella nostra sofferenza. Prova i nostri stati d’animo peggiori: il fallimento, il rifiuto di tutti, il tradimento di chi gli vuole bene e persino l’abbandono di Dio. Sperimenta nella sua carne le nostre contraddizioni più laceranti, e così le redime, le trasforma. Il suo amore si avvicina alle nostre fragilità, arriva lì dove noi ci vergogniamo di più. E ora di non essere soli: Dio è con noi in ogni ferita, in ogni paura: nessun male, nessun peccato ha l’ultima parola. Dio vince, ma la palma della vittoria passa per il legno della croce. Perciò le palme e la croce stanno insieme.
Chiediamo la grazia dello stupore. La vita cristiana, senza stupore, diventa grigiore. Come si può testimoniare la gioia di aver incontrato Gesù, se non ci lasciamo stupire ogni giorno dal suo amore sorprendente che ci perdona e ci fa ricominciare? Se la fede perde lo stupore diventa sorda: non sente più la meraviglia della grazia, non sente più il gusto del pane di vita e della Parola, non percepisce più la bellezza dei fratelli e il dono del creato.