RIFLESSIONE DEL PARROCO

          L’AMORE NEL MATRIMONIO

Da oggi voglio condividere con tutte le famiglie che vogliono interrogarsi, fare un cammino assieme, alcuni messaggi importanti che si trovano nel documento del Papa Francesco Amoris Laetitia.
Credo sia importante pregare per le nostre famiglie, avere delle iniziative per i loro figli, però bisogna pensare anche ai genitori che hanno bisogno del nostro sostegno anche concreto.

Adesso ci soffermiamo in modo specifico a parlare dell’amore. Perché non potremo incoraggiare un cammino di fedeltà e di reciproca donazione se non stimoliamo la crescita, il consolidamento e l’approfondimento dell’amore coniugale e familiare. In effetti, la grazia del sacramento del matrimonio è destinata prima di tutto «a perfezionare l’amore dei coniugi». Anche in questo caso rimane valido che, anche «se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe» (1 Cor 13,2-3). La parola “amore”, tuttavia, che è una delle più utilizzate, molte volte appare sfigurata. Nel inno alla carità scritto da San Paolo, riscontriamo alcune caratteristiche del vero amore:

«La carità è paziente, benevola è la carità;
non è invidiosa, non si vanta,
non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia
ma si rallegra della verità.
Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13,4-7)
.

Questo si vive e si coltiva nella vita che condividono tutti i giorni gli sposi, tra di loro e con i loro figli. Perciò è prezioso soffermarsi a precisare il senso delle espressioni di questo testo, per tentarne un’applicazione all’esistenza concreta di ogni famiglia.

*****

Pazienza 

La pazienza non è semplicemente “che sopporta ogni cosa”, perché questa idea viene espressa alla fine del v. 7. Il senso si coglie dalla traduzione greca dell’Antico Testamento, dove si afferma che Dio è «lento all’ira» (Es 34,6; Nm 14,18). Si mostra quando la persona non si lascia guidare dagli impulsi e evita di aggredire. È una caratteristica del Dio dell’Alleanza che chiama ad imitarlo anche all’interno della vita familiare. I testi in cui Paolo fa uso di questo termine si devono leggere sullo sfondo del libro della Sapienza (cfr 11,23; 12,2.15-18): nello stesso tempo in cui si loda la moderazione di Dio al fine di dare spazio al pentimento, si insiste sul suo potere che si manifesta quando agisce con misericordia.

La pazienza di Dio è esercizio di misericordia verso il peccatore e manifesta l’autentico potere.

Essere pazienti non significa lasciare che ci maltrattino continuamente, o tollerare aggressioni fisiche, o permettere che ci trattino come oggetti.
Il problema si pone quando pretendiamo che le relazioni siano idilliache o che le persone siano perfette, o quando ci collochiamo al centro e aspettiamo unicamente che si faccia la nostra volontà. Allora tutto ci spazientisce, tutto ci porta a reagire con aggressività.
Se non coltiviamo la pazienza, avremo sempre delle scuse per rispondere con ira, e alla fine diventeremo persone che non sanno convivere, antisociali incapaci di dominare gli impulsi, e la famiglia si trasformerà in un campo di battaglia.
Per questo la Parola di Dio ci esorta: «Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità» (Ef 4,31).

Questa pazienza si rafforza quando riconosco che anche l’altro possiede il diritto a vivere su questa terra insieme a me, così com’è. Non importa se è un fastidio per me, se altera i miei piani, se mi molesta con il suo modo di essere o con le sue idee, se non è in tutto come mi aspettavo.

L’amore comporta sempre un senso di profonda compassione, che porta ad accettare l’altro come parte di questo mondo, anche quando agisce in un modo diverso da quello che io avrei desiderato.

Chiediamoci:

nella mia famiglia, sono paziente, cioè uso misericordia, perdono? Accetto gli altri così come sono?

 

44ª GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA 6 febbraio 2022 CUSTODIRE OGNI VITA

“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Gen 2,15).
La risposta che ogni vita fragile silenziosamente sollecita è quella della custodia.  “Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato! La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene” (Papa Francesco, Omelia, 19 marzo 2013).
Le persone, le famiglie, le comunità e le istituzioni non si sottraggano a questo compito, imboccando ipocrite scorciatoie, ma si impegnino sempre più seriamente a custodire ogni vita.

RIFLESSIONE DEL PARROCO

Tra qualche giorno invito a un incontro importante i membri del Gruppo di riferimento parrocchiale, i membri del Consiglio per gli affari economici di ogni parrocchia nella propria chiesa e chi vorrebbe aggiungersi per il bene della comunità.
L’unità fa’ la forza. L’amore la rafforza.
Sono convinto che Dio parla attraverso tutti, vi invito a condividere la vostra conoscenza.
Il ruolo del Parroco è di mettere insieme, di cercare il bene maggiore di ogni comunità. Vi invito a partecipare numerosi.

Don Gabriel

RIFLESSIONE DEL PARROCO

Cosa dire all’inizio di un nuovo anno? Vi dico che la Chiesa
ci fa benedire da Maria Santissima, Madre di Dio, come una
mamma benedice i suoi figli che devono partire per un viaggio.
Vi invito a coltivare sempre più il nostro spirito, la nostra
relazione con Dio, a cui appartengono i giorni, e daremo sempre
più importanza al senso che diamo al tempo.
Utilizziamo il tempo per fare del bene, per amare e il regno di Gesù, appena nato a Betlemme si diffonderà nei nostri
cuori, nelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie.
Felice anno nuovo!
Buins fiestis!

Don Gabriel

RIFLESSIONE DEL PARROCO

“Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore, Cristo Gesù.”
                                                                                                        Lc 2,10-11
Cari parrocchiani, vi invito ad accogliere questa grande gioia nella vostra vita, nelle vostre famiglie!
Il bambino Gesù è l’Emanuele, il Dio-con-noi, d’ora in poi non saremo mai soli. Lasciamoci avvolgere dalla sua presenza.
Contemplando la grotta di Betlemme scopriamo con stupore che Gesù, il Figlio di Dio, è nato nella povertà, nella semplicità e nell’amore.
Impariamo anche noi a percorrere la stessa strada per incontrare il Signore.

 Buon santo Natale! Felice anno nuovo!
Bôn Nadal! Buins fiestis!

 Don Gabriel

RIFLESSIONE DEL PARROCO

Questa terza domenica di Avvento è la domenica della gioia perché la Natività di Gesù si avvicina e il profeta Giovanni Battista ci invita ad agi[1]re, a essere concreti, a salutare, a prendere cura di qualcuno. Da qualche giorno ho cominciato la visita agli anziani e ammalati, per conoscerli, per portare loro la Comunione, chiedere la loro benedizione, preghiera e saggezza di vita. Loro sono una ricchezza per le nostre comunità, vanno valorizzati. In un modo particolare per le feste natalizie vi invito a uno slancio di fraternità e solidarietà perché la nascita di Gesù sia una gioia per tutti.
Dio vi benedica!

RIFLESSIONE DEL PARROCO

Come ringraziarvi per la bellissima celebrazione per il mio ingresso in mezzo a voi?
“Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore”. Salmo 115,4
Passerò in ognuna delle sette comunità per esprimervi il mio grazie. E se la prima impressione conta, vuol dire che c’è una grande disponibilità a collaborare per fare comunità. Personalmente sono molto contento e ho cominciato la mia missione con grande impegno ed entusiasmo.
Dio vi benedica. Mandi.                                                                              Don Gabriel

Tempo di preparazione…

Domenica 21 novembre, alle ore 16, accoglieremo nel duomo di Variano il nuovo parroco delle nostre 7 parrocchie, don Gabriel Cimpoesu.
Nato nel 1976 in Romania, don Gabriel ha frequentato il seminario interdiocesano a Castellerio (come suo fratello don Rafael, ora nella Collaborazione Pastorale di Moggio Udinese), venendo ordinato sacerdote nel giugno del 2001.
Dopo un lungo periodo come missionario in Costa d’Avorio è rientrato nella diocesi di Udine, diventando nel 2018 vicario parrocchiale di Tarvisio, Camporosso, Fusine, Cave del Predil e dall’anno successivo anche di Ugovizza e Malborghetto.
È una vera grazia per le nostre comunità accogliere così presto un nuovo sacerdote, dopo aver dovuto salutare don Dino; ringraziamo il Signore per questo dono e impegniamoci per non far mancare il nostro aiuto e la nostra preghiera al nuovo parroco don Gabriel, a cui spetta ora il compito di guidare ben sette parrocchie.
Porta in dote esperienze culturali e di vita missionaria che sicuramente non potranno che arricchirci, così come possiamo fare anche noi con le nostre esperienze parrocchiali e comunitarie.
Prepariamoci a camminare insieme a lui per essere davvero Chiesa, comunità cristiana viva e feconda, e continuare su quel sentiero, faticoso ma bello, che in questi anni ci ha permesso di mantenere le nostre identità parrocchiali e al tempo stesso riunirci in un’unica collaborazione.
E proprio come segno di questa collaborazione, domenica tutte le 7 croci delle nostre parrocchie saranno presenti in duomo, addobbate, per dare il loro primo saluto a don Gabriel.

CHI VA…E CHI VIENE…

Da poco abbiamo salutato il nostro caro don Dino, destinato alle nuove comunità di Tricesimo, Ara e Fraelacco. È stato un duro colpo che forse stiamo ancora cercando di digerire, segno di quanta gioia e fatica abbiamo condiviso in questi 9 anni.
Abbiamo sperato che il nuovo parroco fosse designato in breve, ma nessuno poteva immaginare che sarebbe successo in così poco tempo: a meno di un mese di distanza infatti, il 21 novembre, potremo accogliere tra noi don Gabriel Cimpoesu, nuovo parroco delle nostre 7 parrocchie.
Don Dino ci ha spesso detto che dobbiamo imparare ad essere missionari nelle nostre comunità: riceviamo ora il dono di un sacerdote che per lungo tempo è stato missionario (in Costa d’Avorio).
Il Signore sa di cosa abbiamo bisogno e non lascia inascoltate le nostre preghiere! Preghiamo dunque per don Dino, che oggi inizia il suo ministero a Tricesimo; preghiamo per don Gabriel, che ha accettato la guida delle nostre comunità e il 21 novembre, alle 16 nel Duomo di Variano, farà il suo ingresso tra noi; e ringraziamo il Signore per averci mandato un nuovo pastore con cui camminare insieme.

 

RIFLESSIONE DEL PARROCO

Ritrovare l’essenzialità cristiana che è la fede (4)
L’essenziale per ogni credente è affidarsi al mistero del Signore e alla Sua Pasqua e vivere la propria esistenza in comunione con Lui. L’esperienza della fede è percorsa dall’esigenza di vedere. Vedere il volto di Dio: è la domanda che dice il bisogno di pienezza che c’è nella vita, nostra e di ogni persona; vedere Gesù, domanda che tanti anche oggi rivolgono a noi credenti, alla nostra testimonianza, alla Chiesa.
Vedere è una promessa: quella che Gesù fa ai suoi, quando promette di mostrarsi in Galilea, cioè in quella terra oscura in cui egli stesso è vissuto nell’anonimato di Nazareth e nel silenzio di trent’anni di vita ordinaria. Siamo convinti che se sapremo nuovamente, con intensità e con gioia, orientare lo sguardo verso il Volto di Gesù potremo trovare pienezza alla nostra vita: questo non significa che troveremo risoluzione ai problemi di questo tempo, ma che avremo una forza nuova per affrontarli e che il contatto con questo tempo difficile avrà rigenerato e risvegliato in noi l’esigenza e il gusto di vivere l’originalità cristiana con nuova convinzione e con nuova motivazione.
Per poter rigenerare la nostra esperienza di fede abbiamo bisogno di un’attenzione costante alla Parola del Signore, per ridare in essa nuova profondità alla vita cristiana.
Forse ci siamo fatti l’idea che essere cristiani significa soprattutto dedicarsi con generosità ad una serie di impegni che, pur buoni, ci fa perdere il gusto della dimensione interiore della fede, soprattutto quella della preghiera e dell’ascolto della Parola. È proprio l’ascolto, insieme alla preghiera, ciò che modella la nostra vita sul pensiero di Dio e la coinvolge nel suo mistero: è nell’ascolto che cresciamo nella consapevolezza che tutto è dono e che si è cristiani perché siamo continuamente rigenerati dalla misericordia; figli in un amore che ci precede e ci salva non per i nostri meriti o per quelli dei nostri impegni; chiamati dalla grandezza di un amore che ci guida, ci consola, ci sorregge, ci indica la strada, ci parla di un Padre pronto ad accoglierci infinite volte.
Il ritmo di questo cammino è quello che la Chiesa scandisce nel suo percorso di fede, quello della liturgia: della domenica e dell’anno liturgico, celebrazione del tempo di Dio che salva le nostre giornate. Ritorniamo all’ “essenziale” per gustare queste dimensioni della vita cristiana e riscoprirle nella loro freschezza e nella loro forza vitale.                                                       dD