Patrono di Villaorba: San Tomaso, Apostolo e Martire
– I° secolo – 3 luglio
Abituati come siamo ad associare il giorno di San Tommaso con quello del solstizio d’inverno, il 21 dicembre, farà una certa impressione celebrarlo, d’ora in avanti, nel gran caldo dell’estate. Ma il nuovo Calendario della Chiesa ha avuto buone ragioni per spostare la festa dell’Apostolo incredulo al 3 luglio, alla data, cioè, della traslazione del corpo del Santo ad Edessa. Tommaso era uomo al quale non s’addiceva l’aria del mistero e al quale non piacevano le cose complicate. Somigliava più a Simone che a Giovanni. Voleva le cose chiare. Perciò quando le donne cominciano a dire d’aver rivisto il Maestro resuscitato, egli forse, dentro di sé, s’infastidisce. E quando i compagni gli assicurano di avere addirittura ricevuto la visita del Signore, ancora piagato, nel Cenacolo, egli quasi si ribella, dicendo: «Se io non metterò le mie mani su quelle ferite; se non ficcherò le mie dita dentro i fori dei chiodi, se non toccherò il suo costato aperto, non crederò». Non sono tanto le parole d’un incredulo, quanto d’un uomo schietto ed esplicito, che vuole essere sicuro delle cose e rifugge dai «si dice». Teme quella che noi oggi chiamiamo la «suggestione collettiva». Gesù trarrà dalla sua incredulità motivo d’una importantissima lezione. Infatti otto giorni dopo, il Maestro riappare ancora nella stanza da mangiare, presente questa volta anche Tommaso. Va verso di lui e gli dice: «Guarda le mie mani forate. Metti le tue dita nel mio costato, e non essere più incredulo. Credi!». Tommaso, con lo slancio del suo carattere generoso, esclama convinto: «Mio Signore e mio Dio». Ed ecco la grande lezione, che Tommaso ha provocato con la sua pur legittima incredulità. «Perché tu hai veduto, tu hai creduto gli dice Gesù . Felici coloro che crederanno senza aver visto!». È la lezione della Fede. Credere prima di vedere. Credere per vedere. San Tommaso rivedrà ancora, sul lago di Tiberiade, il Maestro resuscitato. Lo vedrà, nel giorno dell’Ascensione, sparire nei Cieli e andrà missionario nel mondo a predicare quello che ha visto, a coloro che non han veduto, ma che crederanno. Non si sa quale fosse la sua terra di missione. Chi dice la Persia, chi dice l’India, chi la Mesopotamia. Si pensa che sia morto Martire, e attorno alla sua figura si sono intrecciate molte leggende. Tra le molte tradizioni, ce n’è una che par quasi mantenere a San Tommaso il suo carattere, se non proprio d’incredulo, per lo meno di bisognoso di prove tangibili. Al transito della Madonna, egli sarebbe giunto tardi, quando già la Madre di Dio era assunta in Cielo, in anima e corpo. E come per prevenire la possibile dubbiosità dell’Apostolo, la Vergine gli avrebbe gettato la propria cintola, o cingolo. L’arte s’è impossessata di questa pia tradizione, e nelle immagini dell’Assunta si vede spesso San Tommaso che riceve devotamente il Cingolo, a prova dell’evento che il dogma ha sanzionato con l’infallibile decreto della Fede.